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Giovanni Bartolomucci
Famiglia
Via E. d'Onofrio, 226
00155 Roma
Tel & Fax: 06/4066503

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Nato a Barisciano, in provincia dell'Aquila, da una famiglia numerosa, Giovanni Bartolomucci si avvia alla pittura come per istinto, per vocazione, con sorprendente precocità. Ha appena dieci anni quando incomincia a intagliar figure in una bottega di falegname, frequenta nello stesso tempo lo studio del pittore locale Pellicciotti, dal quale apprende i primi rudimenti della tecnica pittorica, e a diciassette anni schizza a penna un San Sebastiano che richiama su di lui l'attenzione degli esperti. Oltre che alla pittura di cavalletto, si dedica ben presto anche alla decorazione murale, realizzando fra l'altro, su ordinazione, un affresco nella chiesa di San Nicolò di Rimini, dal titolo Battesimo di Cristo. Prima dei vent'anni si trasferisce a Roma, dove entra all'accademia di Belle Arti, e sul finire degli anni Quaranta esordisce ufficialmente partecipando al Premio Michetti ed esponendo quindi i propri lavori in mostre personali in Italia e fuori d'Italia.

Il cammino artistico di Giovanni Bartolomucci si delinea come un approccio, a tappe successive, alla città (alla città come sede in cui s'aprono possibilità altrove precluse e si incrociano tutte le esperienze), dietro il miraggio, il mito che la città rappresenta o incarna nell'immaginario collettivo, in specie nell'immaginazione d'un giovane votatosi all'arte. Dalla nativa Barisciano approda dapprima a Terni ed a Rimini, poi nella capitale, dove nella seconda metà degli anni Cinquanta figura tra i fondatori dell'Astralismo, il movimento artistico sorto sotto l'effetto sconvolgente delle prime imprese spaziali; dalla capitale compie escursioni a Milano e spicca quindi il salto oltreoceano, a New York, la metropoli delle metropoli, dove si va concentrando l'interesse delle nuove tendenze artistiche internazionali e dove esplodono esperienze di ogni genere. Arroccato in uno studio che dà sulla Carnagie Hall, soggiorna a New York per circa due anni, rinnovando i suoi mezzi espressivi, arricchendo le proprie possibiltà e allargando i propri orizzonti. I primi uomini sulla luna, esposto in una mostra a Washington, entra a far parte della collezione dei Kennedy alla Casa Bianca.

Recensendo negli anni Settanta una mostra romana di Giovanni Bartolomucci, Sandra Giannattasio ricostruiva per somme linee, l'iter del pittore abbruzzese dalle prime prove nell'ambito del figurativismo accademico e verista alle esperienze informali nel corso degli anni Sessanta e alle successive esperienze astratte. Ella parlava d'una sorta di mutazione, dovuta in gran parte all'effetto dirompente che aveva esercitato su di lui, durante il soggiorno americano, l'Espressionismo astratto, ma aggiungeva che il pittore restava pur sempre ancorato alle prime esperienze italiane ed europee. «Giovanni Bartolomucci - concludeva - ripropone, in chiave gestuale e moderna, dei modi espressionistici europei, ma il suo espressionismo s'intona sempre più a una visione onirica, visionaria e fantastica, in una pittura delle allucinazioni e delle apparenze, degli incubi e dei sogni dell'uomo della città ».

Per quanto pertinenti e acute, queste annotazioni non esauriscono però il discorso su Giovanni Bartolomucci. Il pittore abbruzzese ha vissuto, come molti altri artisti della sua generazione, il conflitto drammatico tra figurazione e non figurazione, conflitto che non è ancora risolto in maniera definitiva e che in lui, secondo ogni apparenza, è tuttora aperto ; ma nel costante oscillare tra l'uno e l'altro termine del dilemma ha approfondito la ricerca d'una propria cifra autonoma, arricchendo e affinando la gamma dei propri mezzi espressivi. I dipinti degli ultimi dieci o quindici anni - da Attesa a Volto di donna, da Venere '73 a Donne in piazza, da Andromaca e un musicante all'Alce, da Aida a Amneris e Demetra - recano in maniera lampante i segni di questo arricchimento e affinamento, con esiti di straordianaria eleganza stilistica.

Sono ormai innumerevoli i riconoscimenti che hanno costellato l'attività di Giovanni Bartolomucci, come come sono innumerevoli coloro che hanno segnato i traguardi via via da lui raggiunti. Fra i primi, ricorderemo il Premio Abbruzzo e Molise del '58, l'Oscar per le decorazioni murali a New York del '60, il premio Marina di Ravenna del '68, il premio Pasqua a Roma nell'Anno Santo della Redenzione dell'84, il primo premio della Casa della Cultura Carlo Levi di Teramo dell'85; fra i secondi, Michele Diancale, Vito Apuleo, Arturo Bovi, Lorenza Trucci, Jolena Baldini, Eraldo Miscia, Ugo Moretti, Valerio Mariani. Molte delle sue opere figurano in collezioni pubbliche e private in Italia, Francia, Svizzera, Inghilterra, Germania, Stati Uniti e Argentina.

È scomparso a Roma il 14 Novembre, 1996.

Costanzo Costantini



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